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È il momento delle decisioni
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Global Fixed Income Bulletin
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marzo 12, 2024
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marzo 12, 2024
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È il momento delle decisioni |
A febbraio i rendimenti sono generalmente aumentati a livello globale, avendo gli operatori di mercato rettificato le attese relative al taglio dei tassi d’interesse di qui a fine anno per il 2025. L’inizio del ciclo di tagli dei tassi da parte della Fed è stato rinviato al secondo semestre mentre nei mercati emergenti, dove i tagli sono già iniziati, il ritmo è calato. Il rinvio del taglio dei tassi negli Stati Uniti ha inoltre favorito il dollaro, che nel mese ha guadagnato l’1% circa rispetto a un paniere composto dalle valute principali. Nei settori con spread, sia i differenziali delle obbligazioni societarie investment grade che quelli delle obbligazioni societarie high yield si sono ristretti, con il segmento high yield che ha sovraperformato quello investment grade (IG) e l’IG europeo che ha sovraperformato l’omologo statunitense. Nel periodo, gli spread del credito cartolarizzato hanno continuato a restringersi mentre quelli dei titoli emessi da agenzie si sono leggermente allargati.
Prospettive per il mercato obbligazionario
Il mese di febbraio è proseguito sulla stessa scia di gennaio: entrambi hanno registrato una crescita e un’inflazione più forti del previsto e la concomitante riduzione delle aspettative di una riduzione dei tassi. A inizio anno, le diffuse aspettative di un taglio dei tassi generalizzato a livello globale e il posizionamento dei mercati in vista di tale taglio hanno reso praticamente certa una correzione nella fascia superiore dei rendimenti obbligazionari. Questa drastica correzione, avvenuta nel corso del mese, è stato un fenomeno di portata mondiale che ha giustificato il rialzo globale dei rendimenti. Dopo aver stimato ben sette tagli dei tassi da parte della Fed nel 2024, i mercati ora ne prospettano solo tre, in linea con le previsioni della banca centrale per il 2023. Nonostante le ovvie differenze tra i vari paesi, si nota chiaramente un andamento omogeneo dell’inflazione e delle dichiarazioni delle banche centrali in tutte le aree geografiche.
Di fatto, i dati degli ultimi mesi, in particolare quelli relativi agli Stati Uniti, hanno messo in discussione la tesi del soft landing, sostenuta da alcuni sulla base di un rallentamento della crescita statunitense nell’ordine dell’1-2% e di un calo dell’inflazione vicino all’obiettivo del 2% della Fed. In realtà, la crescita economica ha accelerato, l’inflazione sottostante è aumentata sul più breve periodo, l’inflazione super-core (l’indicatore preferito dalla Fed) è in crescita, il mercato del lavoro rimane saturo, i canoni di locazione sono in aumento e, da ultimo, le condizioni finanziarie si sono notevolmente allentate. È facile mettere in dubbio la necessità di operare un taglio aggressivo dei tassi se un simile scenario dovesse mantenersi invariato. Tale quadro spiegherebbe anche come mai quest’anno i rendimenti del mercato obbligazionario si siano mossi al rialzo in misura così significativa. Pur trattandosi di rischi legittimi che vanno monitorati, continuiamo a ritenere che un moderato ciclo di riduzione dei tassi avrà inizio nel periodo a cavallo tra giugno e luglio, ma questo giudizio dipende in larga misura dai dati e il trend dei dati non è del tutto chiaro.
Questi rischi rendono confuse le prospettive sui rendimenti dei titoli di Stato, se non altro nel breve periodo. Il calo dell’inflazione probabilmente porterà a un’accelerazione del taglio dei tassi, ma la solidità dell’economia statunitense potrebbe limitare tali interventi, impedendo ai rendimenti dei Treasury decennali di scendere in misura significativa sotto al 4%. Ora come ora, ci aspettiamo un ciclo di tagli più blando, anziché uno aggressivo come quello scontato a inizio anno. Come accaduto verso la metà degli anni ’90 del secolo scorso, è assai probabile che la Fed decida di ridurre i tassi di 50-100 punti base (pb) e che poi si prenda una pausa prolungata per valutare l’impatto di tale misura. Un calo dell’inflazione sarebbe attualmente l’unico motivo per un taglio dei tassi, poiché i livelli occupazionali sono tali da lasciar presagire pressioni al rialzo sull’inflazione e l’eventuale necessità di operare un’ulteriore stretta monetaria, non una svolta accomodante.
Una situazione analoga si riscontra in altre regioni, ad esempio l’Eurozona, dove i rendimenti sono anch’essi bassi rispetto ai tassi a breve termine, un fatto che ne mina l’attrattiva e sottolinea la necessità di tagli significativi (75 punti base o più) nel corso dell’anno. Alla luce di tutto ciò, siamo riluttanti ad essere troppo aggressivi tramite un posizionamento lungo nel rischio di tasso di interesse. In un’ottica a più lungo termine, le obbligazioni di alta qualità appaiono interessanti, ai livelli di rendimento attuali, con una prospettiva di rendimento reale positivo superiore al 2%. Tuttavia, l’inversione delle curve dei rendimenti e la scarsa chiarezza delle prospettive economiche rendono la duration lunga un posizionamento problematico. Nel complesso, aumentare l’esposizione ai rendimenti senza tuttavia esporsi inutilmente al rischio di tasso d’interesse continua a essere la strategia migliore.
La buona notizia è che a breve le banche centrali dovranno decidere quando iniziare a operare un taglio dei tassi. La riunione di marzo del FOMC sarà probabilmente cruciale per capire come la Fed considera l’economia e i rischi che le ruotano intorno. Se i dati macro dovessero peggiorare nei prossimi mesi (in linea con le previsioni della Fed), è probabile che i tagli dei tassi inizino verso metà anno. Ma se i dati non dovessero peggiorare o, nel caso della Banca centrale europea (BCE), se l’inflazione si dimostrasse più sticky del previsto, il taglio dei tassi potrebbe essere rimandato al terzo trimestre. E poi, naturalmente, c’è l’importante aspetto dell’entità del taglio dei tassi. Al momento, pare ragionevole supporre che tale entità sarà modesta.
I mercati del credito, dal canto loro, si sono comportati molto bene e continuano a sovraperformare. La crescita più sostenuta e il perdurare del potere di determinazione dei prezzi hanno sostenuto i risultati societari, mentre il passaggio delle banche centrali a una politica più accomodante, a lungo andare, rappresenta un’importante barriera al rischio di rallentamento dell’economia. Simili dinamiche stanno alla base anche dei risultati positivi ottenuti dall’azionario. Detto questo, gli spread dei titoli investment grade statunitensi si attestano su valutazioni elevate rispetto al passato. Sebbene ciò non rappresenti un segnale di imminente sottoperformance, il potenziale di rialzo (in termini di spread) è limitato, soprattutto per quanto riguarda i titoli di qualità superiore. Troviamo maggiore valore nei titoli finanziari subordinati. Dopo la ripresa dei rendimenti dei titoli di Stato, però, il rendimento totale del segmento investment grade preserva la sua attrattività come investimento a medio termine e probabilmente sovraperformerà la liquidità. Gli spread dei titoli investment grade in euro hanno sottoperformato le obbligazioni denominate in USD e presentano margini di recupero, in particolare per quanto riguarda i titoli finanziari, che noi preferiamo. Le obbligazioni high yield si trovano in una posizione simile ai titoli investment grade. I rendimenti appaiono interessanti e gli spread un po’ ristretti, ma l’high yield dovrebbe comunque registrare una buona performance a fronte di un solido contesto macro. Il rischio di recessione si conferma come il più importante, ma difficilmente si manifesterà nei prossimi 12 mesi. I dati preliminari sulle insolvenze supportano inoltre la tesi secondo cui i tassi di insolvenza continuino a essere bassi e gli eventuali episodi in quest’ambito sono il risultato di rischi idiosincratici. In definitiva, il credito si presenta interessante, ma principalmente in termini di carry anziché di plusvalenze.
Le banche centrali dei mercati emergenti continuano a ridurre i tassi, ma a un ritmo inferiore. Sebbene l’inflazione continui a evidenziare un andamento contenuto, il timore di un ciclo di riduzione dei tassi più lento del previsto nei mercati sviluppati indurrà alla prudenza le banche centrali dei paesi emergenti, riluttanti a muoversi troppo rapidamente rispetto alla Fed. Per quanto le preoccupazioni suscitate dalla lentezza della Fed abbiano determinato una correzione al rialzo dei rendimenti delle obbligazioni dei mercati emergenti in valuta locale, riteniamo che, all’interno di questo segmento il debito rimanga interessante poiché in questi paesi l’allentamento delle politiche monetarie proseguirà probabilmente anche nel 2024. Preferiamo i mercati obbligazionari dell’America Latina in quanto le banche centrali di quest’area sono riuscite a tagliare i tassi e continueranno a farlo fintanto che la Fed pianificherà di fare altrettanto quest’anno. Tuttavia, i dati che verranno prossimamente diffusi sugli Stati Uniti dovranno essere di supporto alla tesi accomodante scontata dai mercati finanziari.
Data l’incertezza che aleggia sullo stato effettivo dell’economia globale e sulle probabili reazioni delle banche centrali a tali dati, continuiamo a trovare le migliori opportunità obbligazionarie nel credito cartolarizzato a più breve scadenza, come i titoli garantiti da ipoteche residenziali (RMBS), i titoli garantiti da collaterale (ABS) e specifici titoli garantiti da ipoteche commerciali (CMBS), centri direzionali esclusi, in virtù dei maggiori rendimenti offerti e della solidità delle garanzie. Grazie alla forza del mercato del lavoro statunitense e alla crescita dei redditi reali, le disponibilità economiche dei nuclei familiari dovrebbero mantenersi su un buon livello, anche se non come 18 mesi fa. Nell’ambito del credito cartolarizzato privilegiamo i mutui residenziali non di agenzia, malgrado il peggioramento dell’accessibilità economica degli immobili. Per quanto possa sembrare strano, è possibile che il settore dell’edilizia residenziale negli Stati Uniti abbia raggiunto il punto di svolta e che i prezzi stiano riprendendo a salire. Malgrado l’ottima performance del quarto trimestre, le valutazioni dei titoli ipotecari di agenzia statunitensi sembrano ancora ragionevoli rispetto al credito investment grade, almeno nelle cedole più alte.
Nei mercati valutari, le prospettive del dollaro rimangono incerte. Anche se a una valutazione elevata, la performance economica degli Stati Uniti è stata degna di nota. Finché il resto del mondo non recupererà il ritardo accumulato, difficilmente il dollaro calerà, se non in circostanze isolate. Per questo motivo non siamo persuasi dell’opportunità di sottopesare tangibilmente il dollaro, ma non siamo neppure convinti che lo si debba sovrappesare. Restiamo dell’idea che specifiche valute dei mercati emergenti offrano migliori opportunità rispetto al dollaro, alle valute europee e a quelle asiatiche.
Tassi d’Interesse/Tassi di cambio dei mercati sviluppati
Analisi mensile:
A febbraio, quando gli operatori di mercato hanno rivisto il probabile ritmo dei tagli dei tassi delle banche centrali per l’anno in corso e per quello successivo, i rendimenti dei titoli di Stato dei mercati sviluppati sono saliti con conseguente appiattimento delle curve dei rendimenti. I dati economici sono rimasti molto positivi e le autorità hanno espresso cautela sulle tempistiche dei tagli. Negli Stati Uniti, all’ottimo rapporto sull’occupazione per il mese di gennaio ha fatto seguito, a metà mese, un dato relativo all’IPC che ha evidenziato il perdurare di un’inflazione sostenuta nelle componenti dei servizi. I mercati monetari scontano attualmente 82 pb di tagli da parte del FOMC di qui alla fine del 2024, vale a dire la metà circa di quanto stimato un mese fa, e stanno quasi convergendo verso il valore mediano (75 pb) indicato nella Sintesi delle proiezioni economiche. Nell’Eurozona, i portavoce della BCE hanno più volte ribadito che la banca non è ancora sicura di poter iniziare un allentamento delle politiche monetarie, sottolineando come l’inflazione sia ancora elevata e la crescita dei salari sostenuta. I portavoce hanno lasciato intendere che un primo taglio dei tassi potrebbe non arrivare prima dell’estate. Per quest’anno vengono al momento scontati circa 91 pb di tagli, a fronte dei ben 160 pb di fine gennaio, e persino gli esponenti più accomodanti della BCE lasciano intendere che un taglio avverrà non prima di giugno. Sul versante valutario, il dollaro ha continuato ad apprezzarsi nei confronti delle valute degli altri paesi nel mese di febbraio, anche se più lentamente rispetto al mese precedente. I guadagni sono stati particolarmente pronunciati nei confronti del franco svizzero, dello yen giapponese e della valuta Australiana e Neozelandese. Continuiamo a prediligere le valute dei mercati emergenti con rendimenti elevati e sostenute da fondamentali solidi, come quelle di Perù, Messico e Brasile.1
Prospettive:
In futuro, i mercati faranno particolarmente attenzione all’andamento dei dati economici, dato soprattutto che le autorità hanno sottolineato che il loro approccio dipende dai dati. Negli Stati Uniti, a fronte del persistere di pressioni inflazionistiche, in particolare nei servizi di base e nelle locazioni, le autorità vorranno essere più sicure che l’inflazione stia convergendo verso l’obiettivo fissato prima di iniziare un ciclo di allentamento monetario. Nell’Eurozona, gli indicatori salariali più tempestivi sono stati incoraggianti, anche se la BCE ha sottolineato che è in attesa di maggiore chiarezza sul percorso di decelerazione. Gli indici PMI dell’Area Euro, pur essendo ancora in territorio di contrazione, suggeriscono che il rallentamento dell’attività ha raggiunto il punto di svolta. Alla luce di tutto ciò, manteniamo un leggero sottopeso di duration, in particolare per quanto riguarda l’euro. Le aspettative delle banche centrali ci sembrano ora più ragionevoli, ma le valutazioni a più lunga scadenza sono ancora impegnative, il carry è negativo e il clima di fiducia debole.
Tassi d’Interesse/Tassi di Cambio dei mercati emergenti
Analisi mensile:
A febbraio la performance del debito dei mercati emergenti (EMD) è stata disomogenea. Lo slittamento delle tempistiche del taglio dei tassi ha provocato un indebolimento delle valute dei mercati emergenti da inizio anno. Nel mese, tuttavia, gli spread sovrani e societari si sono ristretti. Gli agricoltori indiani stanno protestando per chiedere al governo la definizione di un prezzo minimo garantito per le principali colture. Il ministro della difesa indonesiano, Prabowo Subianto, si è alleato con il figlio dell’attuale presidente Jokowi per la corsa alla presidenza e ha vinto le elezioni tenutesi a febbraio. Le banche centrali dei mercati emergenti hanno continuato a tagliare i tassi, anche se a un ritmo più lento: nel mese, solo la Repubblica Ceca e l’Ungheria hanno proceduto in tal senso. Nella classe di attivo i deflussi sono proseguiti, pur rallentando su base mensile sia nella componente in valuta forte che in quella in valuta locale, rispettivamente a -2,0 e -0,2 miliardi di dollari.2
Prospettive:
Il contesto macroeconomico è favorevole ai mercati emergenti, ma un rischio chiave è rappresentato dal fatto che i tassi statunitensi possano rimanere più alti più a lungo. Sebbene il primo taglio dei tassi della Fed statunitense sia stato rimandato, l’inflazione continua a scendere, suggerendo che le tempistiche indicate di metà anno sono ragionevoli. Le valutazioni rimangono interessanti e, quando i mercati sviluppati inizieranno a tagliare i tassi, si creerà un contesto favorevole a un'ulteriore riduzione dei tassi da parte dei mercati emergenti. Sebbene gli attivi locali abbiano manifestato debolezza da inizio anno, i tassi locali continuano a essere interessanti. La differenziazione tra i diversi paesi e i titoli di credito rimane fondamentale, soprattutto per la disomogeneità che caratterizza la crescita, l’inflazione e le politiche nell’universo dei mercati emergenti.
Credito societario
Analisi mensile:
A febbraio, il credito investment grade europeo ha sovraperformato quello statunitense, in seguito al diffuso restringimento degli spread del mercato delle obbligazioni societarie, dovuto a una forte domanda di titoli obbligazionari e alla perdurante convinzione che un soft landing alla “Riccioli d’Oro” sia il contesto economico più probabile in cui le aziende si troveranno ad operare. Nel mese, il clima di fiducia del mercato è stato determinato da diversi fattori: in primo luogo, i dati sull’inflazione hanno superato le attese, avvalorando la tesi secondo cui il passaggio dal 3% al 2% sarebbe stato difficile e che il rialzo dei tassi probabilmente inizierà più tardi di quanto previsto in precedenza dal mercato. Tuttavia, i mercati hanno continuato a ritenere imminente una mossa al ribasso e a osservare come il sorprendente andamento dell’economia europea smentisse ogni impatto significativo dell’aumento dei tassi sull’economia. In secondo luogo, non si è verificata alcuna escalation dei timori geopolitici, essendo gli eventi in Medio Oriente e nel Mar Rosso considerati di natura regionale e non sistemica. In terzo luogo, le relazioni societarie per il quarto trimestre hanno avuto un effetto positivo sul credito, confermando che le società hanno sofferto in misura limitata nei rispettivi ambiti di attività per aver adottato nella maggior parte dei casi, strategie a basso rischio. Infine, un quadro tecnico favorevole, vale a dire i forti afflussi nel credito investment grade e la nutrita pipeline di nuove emissioni affiancate da una forte domanda, hanno creato un contesto favorevole.3
Per i mercati high yield statunitensi e globali le prime due settimane di febbraio sono trascorse all’insegna dell’incertezza, quando i rendimenti dei Treasury statunitensi sono aumentati. Dopo che a metà febbraio i rendimenti medi avevano sfiorato per breve tempo la soglia dell’8%, il mercato high yield statunitense ha visto migliorare rapidamente la performance grazie a una crescita resiliente, a utili societari mediamente superiori alle aspettative più prudenti e a un modesto calo dei rendimenti dei Treasury nella seconda metà del mese. A febbraio le condizioni tecniche per l’high yield sono rimaste complessivamente favorevoli. I flussi retail si sono mantenuti leggermente positivi mentre le emissioni nette sono state praticamente inesistenti, poiché i mercati dei capitali si sono concentrati quasi esclusivamente su operazioni di rifinanziamento.4
A febbraio le obbligazioni convertibili globali hanno registrato una ripresa in seguito all’impennata dei mercati azionari e al ridimensionamento delle aspettative circa il numero di tagli dei tassi nel 2024. Nel mese, questa classe di attivo ha sovraperformato l’obbligazionario globale, ma non è riuscita a tenere il passo con la forte performance dell’azionario globale, trascinata da un gruppo di società tecnologiche large cap che non emettono obbligazioni convertibili. Nonostante il rallentamento riscontrato nelle prime due settimane del mese, le nuove emissioni sono poi cresciute raggiungendo un totale di 9,1 miliardi di dollari a febbraio.5
Prospettive:
In futuro il nostro scenario di base per il credito rimane improntato all’ottimismo, in un contesto macroeconomico in via di miglioramento a fronte del cambio delle priorità delle banche centrali, passato dal contrasto all’inflazione ai timori di una crescita eccessiva, nonché la fase favorevole innescata dagli afflussi verso questa classe di attivo. Per quanto concerne le valutazioni, osserviamo che anche se i prezzi del mercato sono equi, essi sono anche convenienti rispetto ad altri mercati e pertanto riteniamo che il carry rappresenti un’opportunità di rendimento interessante. Tuttavia, data l’incertezza del quadro dei fondamentali a medio termine nutriamo una minore fiducia nell’atteso restringimento degli spread.
Il mercato high yield ha chiuso anche febbraio con una combinazione unica di rendimenti tuttora interessanti in termini storici e uno spread medio vicino ai minimi di ciclo, che nel mese si è ulteriormente ristretto. Le nostre prospettive sul segmento high yield rimangono relativamente prudenti, considerando che, mediamente, le valutazioni esprimono quasi per intero un soft landing dell’economia. Il lato positivo è l’elevato rendimento complessivo in termini storici che, a nostro avviso, sostiene la prospettiva di rendimenti positivi nel 2024 per il segmento high yield anche nel nostro scenario negativo.
Restiamo ottimisti per il mercato delle obbligazioni convertibili in quest’ultima fase del primo trimestre 2024. Nel 2023 i fattori tecnici nel segmento delle obbligazioni convertibili sono nel complesso migliorati in virtù dell’aumento di prezzi e delta, nonché della riduzione dei premi di conversione durante l’anno. Riteniamo che la combinazione di questi fattori conferisca alle obbligazioni convertibili un profilo più equilibrato. Il profilo di rendimento asimmetrico più tradizionale, unito al previsto aumento dei volumi di nuove emissioni, ci induce a guardare con ottimismo alle prospettive del mercato globale delle obbligazioni convertibili nel 2024.
Prodotti cartolarizzati
Analisi mensile:
Gli spread degli MBS di agenzia a cedola corrente si sono allargati di 9 pb a febbraio, arrivando a quota +156 pb rispetto ai Treasury USA con duration analoga. Gli spread degli MBS di agenzia si sono allargati di 17 punti base nel 2024, al contrario di quasi tutti gli altri spread del segmento obbligazionario che si sono ridotti in modo sostanziale. Gli MBS con cedola più alta hanno sovraperformato quelli con cedola più bassa quando si è sparsa la voce che alcune banche stavano vendendo i titoli con cedola più bassa. A febbraio le posizioni in MBS della Fed si sono ridotte di 14 miliardi di dollari, scendendo a 2.395 miliardi di dollari, e ora sono inferiori di 332 miliardi di dollari rispetto al picco del 2022. Nello stesso periodo, le posizioni in MBS delle banche statunitensi sono aumentate di 10 milioni di dollari, a 2.540 miliardi. Si tratta del quarto aumento mensile consecutivo, anche se l’esposizione totale del settore bancario agli MBS è tuttora inferiore di 460 miliardi di dollari rispetto all’inizio del 2022. Gli spread del credito cartolarizzato hanno continuato a comprimersi a febbraio, poiché la domanda si è mantenuta molto solida e le nuove emissioni hanno costantemente ricevuto richieste di sottoscrizione in eccesso. Nel secondo mese dell’anno, le nuove emissioni di titoli cartolarizzati sono rimaste elevate, ma nonostante l’offerta sia in costante aumento, il mercato continua ad assorbirla facilmente.6
Prospettive:
Dopo essere andati restringendosi per diversi mesi, ci aspettiamo che a marzo gli spread dei prodotti cartolarizzati si stabilizzino ai livelli attuali, dato che si stanno avvicinando al livello degli spread degli MBS di agenzia. La domanda rimane generalmente elevata, ma riteniamo che sarà difficile vedere un restringimento sostanziale degli spread rispetto ai valori attuali. Nel 2024 i settori delle obbligazioni cartolarizzate hanno generato alcune delle performance migliori, ma nei prossimi mesi il loro andamento dovrebbe normalizzarsi. Riteniamo inoltre che per la maggior parte del 2024 i tassi continueranno a oscillare in un intervallo ristretto e che nei prossimi mesi i rendimenti proverranno essenzialmente dai flussi finanziari. Restiamo del parere che i livelli dei tassi attuali rappresentino ancora un problema per molti debitori e che continueranno a erodere i bilanci delle famiglie, mettendo sotto pressione alcuni ABS sui prestiti al consumo, in particolare quelli che riguardano debitori con redditi bassi. Anche il settore degli immobili commerciali continua a risentire dei tassi di finanziamento attuali e nel 2024 alcuni settori potrebbero accusare una contrazione dei ricavi operativi. Il settore dei titoli garantiti da ipoteche residenziali è per ora, a nostro avviso, quello che offre le opportunità più interessanti in tutte le fasce di rating, mentre siamo più cauti nei confronti degli ABS e dei CMBS con rating più basso. Manteniamo un giudizio neutrale sulle valutazioni degli MBS di agenzia, che sono superiori a quelle del 2023. Gli spread degli MBS di agenzia continuano a essere interessanti, sia rispetto a quelli delle obbligazioni societarie investment grade e sia in ottica storica, ma consideriamo relativamente improbabile una loro ulteriore riduzione nel breve termine.