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Investimenti alternativi: maggiore accessibilità per gli investitori e informazioni utili per i consulenti
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Articolo di approfondimento
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agosto 09, 2024
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agosto 09, 2024
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Investimenti alternativi: maggiore accessibilità per gli investitori e informazioni utili per i consulenti |
PUNTI CHIAVE
Panorama degli investimenti alternativi
Il significato del termine “investimenti alternativi” è molto ampio e, a nostro avviso, non particolarmente descrittivo né utile. Include tutte le strategie a cui non è possibile accedere tramite le tradizionali soluzioni azionarie e obbligazionarie. Queste strategie possono rispondere a molte necessità degli investitori nel contesto attuale di volatilità dei mercati: maggiore generazione di reddito, protezione dall’inflazione, diversificazione e stabilità dell'investimento.
A livello più generale, gli investimenti alternativi possono essere classificati nelle seguenti strategie: hedge fund, private credit, private equity, real estate e infrastrutture.
Gli hedge fund si avvalgono di un ampio ventaglio di strategie, ciascuna con caratteristiche di rischio e rendimento specifiche. In quanto tali, possono svolgere diversi ruoli all’interno di un portafoglio: isolare l’alfa, aumentare i rendimenti, mitigare o coprire il rischio e offrire diversificazione.
In linea generale, è possibile classificare gli hedge fund in cinque categorie: equity hedge, event driven, relative value, macro e multi-strategy. Ciascuna di queste categorie può essere ulteriormente suddivisa in sotto-strategie.
Le strategie equity hedge ed event driven offrono equity beta e l’opportunità di ridurre la volatilità con un’esposizione all'azionario, mirando al contempo a mitigare il rischio di portafoglio mediante strategie di copertura. Le strategie relative value, che prevedono l’acquisto e la vendita simultanei di titoli per sfruttare le inefficienze dei listini, cercano di far leva sulle discrepanze di prezzo nel mercato, assicurando sia un rendimento costante che una volatilità contenuta. Per loro natura, le strategie macro sono difensive e in passato hanno dimostrato tutto il loro valore durante le fasi di anomalie del mercato. Queste strategie puntano su trend macroeconomici generali utilizzando futures, opzioni e i mercati a pronti, assicurando in tal modo potenziali vantaggi a livello di diversificazione in periodi di difficoltà dei mercati. Infine, gli hedge fund multi-strategy impiegano il capitale in diverse strategie in ottica opportunistica, con l’obiettivo di conseguire rendimenti non correlati e ridurre il rischio di portafoglio.
Ilprivate credit è una forma di finanziamento al di fuori del tradizionale sistema bancario, in cui i finanziatori negoziano prestiti privati direttamente con i debitori. Tali prestiti sono generalmente detenuti fino a scadenza e non vengono negoziati sul mercato pubblico. Poiché tali prestiti non sono negoziati sui mercati pubblici, gli investitori vengono compensati con un premio per l'illiquidità, ovvero un rendimento aggiuntivo che si basa sul fatto che il capitale rimane impegnato a lungo termine e che ai gestori viene concesso maggiore tempo per generare valore.
Dopo la crisi finanziaria globale, il mercato del private credit ha conosciuto una crescita esponenziale, sia in termini di ampiezza che di profondità. Dal 2009 a oggi, il patrimonio gestito in strategie di private credit è più che quadruplicato a livello globale, passando da 262,2 miliardi di dollari1 a 1.600 miliardi.2 In linea generale, è possibile classificare le strategie di private credit come segue: direct lending, specialty lending e distressed lending. Le strategie di direct lending prevedono l’emissione di debito, principalmente a società di qualità non investment grade del middle market in cerca di capitale presso finanziatori non bancari. Queste strategie pongono l’enfasi sulla generazione di reddito delle società. Lo specialty lending comprende un ampio spettro di prodotti che sono tipicamente garantiti da diverse tipologie di asset, inclusi asset immobiliari. Queste strategie tendono a porre l’enfasi sul conseguimento del massimo rendimento complessivo possibile. Il distressed lending comporta l’acquisizione di partecipazioni in società in difficoltà che offrono opportunità in termini di valutazione, con l’intento di ottenere la generazione di profitti dopo il turnaround della società. Come le strategie di specialty lending, anche le strategie distressed pongono l’enfasi sul conseguimento del massimo rendimento complessivo possibile.
In passato il private credit ha esibito una bassa correlazione con altre categorie obbligazionarie più tradizionali, poiché il debito non viene negoziato e non è soggetto alla volatilità dei mercati pubblici. Spesso questa tipologia di debito è a tasso variabile, il che significa che il reddito dell’investitore aumenta quando i tassi d’interesse salgono: una caratteristica molto interessante.
Le strategie di private equity si differenziano principalmente in base alla fase del ciclo di vita in cui si trova l’azienda: fase di startup, growth, maturità e declino. Queste strategie, il cui profilo di rischio/rendimento è legato alle probabilità di conseguire gli obiettivi di crescita/miglioramento prefissati, da sempre offrono agli investitori un notevole premio per l’illiquidità. Le strategie di private equity possono essere suddivise in tre categorie principali: venture capital, growth capital e buyout. In termini di AUM, il buyout rappresenta la strategia di maggiori dimensioni. Attraverso partecipazioni totali o di maggioranza, i fondi di buyout assumono il controllo di società mature utilizzando capitale degli investitori e debito. Le strategie di growth capital ricercano partecipazioni di minoranza o non di controllo in società nelle fasi iniziali del ciclo di vita e con un maggiore potenziale di crescita futura. Gli investitori di norma adottano un approccio passivo, mantenendo lo stesso management e, di solito, ricorrono alla leva finanziaria in misura inferiore rispetto a quella utilizzata nelle operazioni di buyout. Infine, le strategie di venture capital prevedono investimenti in società start-up e in imprese nella fase iniziale di sviluppo che presentano potenzialità di crescita significative. Con la progressiva crescita dell’azienda, vengono erogati ulteriori finanziamenti sotto forma di “round”.
I real asset, che comprendono immobili e infrastrutture, sono asset fisici e tangibili che traggono il loro valore dall’utilizzo fisico che ne viene fatto. Le strategie di private real estate vertono su investimenti azionari e di debito a favore di proprietà immobiliari private. Si suddividono in strategie core, core plus, value add e opportunistiche. Le strategie vengono ulteriormente classificate in base al loro livello di rischio e a caratteristiche quali l’ubicazione, la qualità dell’immobile e la percentuale di locazione. Le principali tipologie di immobili appartengono al segmento residenziale, commerciale e industriale. In passato, queste strategie hanno rappresentato una fonte di reddito, generando spesso rendimenti significativamente superiori alle tradizionali opzioni obbligazionarie.
Le strategie di infrastrutture private includono investimenti azionari e di debito in società infrastrutturali non quotate. In generale, queste strategie vengono suddivise in due grandi categorie: strategie di tipo economico (ad esempio, strade a pedaggio, aeroporti, impianti per il trattamento dell’acqua e per la produzione di energia elettrica) e strategie di tipo sociale (ad esempio, scuole, ospedali, istituti penitenziari). Come nel caso degli investimenti immobiliari, queste strategie possono essere classificate in core, core plus, value add e opportunistiche.
Perché adesso? I consulenti hanno bisogno di una gamma di strumenti aggiornata
Essendo applicato in numerose allocazioni istituzionali, il modello di portafoglio 60/40 è stato semplice da comunicare agli investitori. L’aspettativa era che l’azionario, costituendo il 60% del portafoglio, portasse la crescita del capitale, e l’obbligazionario, cioè il restante 40%, offrisse stabilità e reddito. Tale bilanciamento offriva un certo grado di diversificazione in virtù della bassa correlazione tra titoli azionari e titoli obbligazionari. Tuttavia, nel 2022 questo modello ha registrato una significativa sottoperformance, quando entrambe le classi di attivo hanno accusato una flessione in contemporanea per la prima volta da diversi decenni a questa parte. La difficoltà a trovare asset che generino reddito e l’aumento delle correlazioni tra la maggior parte delle classi di attivo tradizionali rende indispensabile per i consulenti guardare oltre il tradizionale portafoglio 60/40.
Gli studi hanno dimostrato più volte che l’esposizione a strategie di investimento alternative può migliorare il profilo rischio/rendimento dei portafogli bilanciati. Fino a poco tempo fa, solo i clienti istituzionali e i soggetti Ultra High-Net Worth idonei potevano parteciparvi.
Fortunatamente, i gestori patrimoniali hanno puntato ad ampliare l’accessibilità degli asset alternativi. Si è assistito a una crescita significativa dei fondi con investimento minimo più basso, con una maggiore trasparenza e una rendicontazione fiscale più efficiente. Di conseguenza, gli investitori professionali dispongono ora di una gamma di strumenti più ampia. Di fatto, si stima che le allocazioni dei consulenti agli investimenti alternativi aumenteranno costantemente, passando dal 4% del 2022 al 4,5% previsto per il 2024.3
Quali sono le implicazioni di una maggiore accessibilità degli investimenti alternativi per gli investitori professionali?
I fattori che hanno determinato la democratizzazione degli investimenti alternativi sono principalmente due:
L’insieme di questi fattori ha contribuito alla diffusione di veicoli d’investimento alternativi che mirano sempre di più a offrire la possibilità di accedere ai private markets a condizioni favorevoli per l’investitore, ad esempio con investimento minimo più basso o con procedure di sottoscrizione semplificate e, in alcuni casi, condizioni di rimborso. Gli investitori possono accedere a queste strategie attraverso le tipologie di fondi recentemente regolamentate, come le SICAV Part II, gli ELTIF e gli LTAF, che offrono una serie di protezioni associate alla registrazione pubblica, pur consentendo di investire in asset illiquidi come i private markets. Ove consentito dalla struttura del veicolo, alcuni prodotti possono essere distribuiti non solo agli investitori professionali, ma anche a quelli retail. In particolare, queste strategie possono fungere da elementi di diversificazione del portafoglio, con rendimenti non correlati ai mercati tradizionali, una volatilità inferiore e spesso un premio per l’illiquidità.
Conclusioni
In conclusione, la maggiore accessibilità degli investimenti alternativi rappresenta un traguardo di rilievo per il settore. La possibilità di accedere a classi di attivo un tempo esclusive consente una maggiore diversificazione del portafoglio e la possibilità di conseguire rendimenti più elevati a fronte di una minore volatilità. In un panorama d’investimento sempre più complesso e spesso volatile, le strategie d’investimento in asset alternativi possono rivelarsi strumenti molto efficaci sia per i consulenti che per i clienti, a condizione di comprenderne appieno i rischi e i benefici potenziali.
Federico Vettore
Head of European Private Markets For Wealth
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Frank Famiglietti
Managing Director,
Head of Intermediary Alternatives Distribution |